Dettagli Recensione
Riccardo
Voto medio
3.3
Insegnamento
5.0
Laboratori
3.0
Ambiente
2.0
Esperienza (espansiva) di uno studente qualsiasi
Non la scuola facile, ma la scuola giusta.
Classe frequentata
Quinta
Punti di forza della scuola
Premetto di aver frequentato l'indirizzo tradizionale (corso B) e di aver svolto l'esame di maturità nel 2020, dopo il lockdown.
Parlando di punti di forza, il primo che mi pare necessario nominare è l'impagabile percorso di crescita che la frequentazione di questo istituto ha comportato per me. Partendo da diverse insufficienze nei primi anni (provenivo da una scuola media di città, da cui ero uscito con un ottimo voto) e da un generale clima di ansia e difficoltà (spesso eccessiva e dipendente più da conflitti personali, che dall'ambiente in sé), sono arrivato all'esame di maturità con una preparazione più che adeguata, nonostante le difficoltà riscontrate nel secondo quadrimestre del quinto anno a causa del Covid-19. Più ancora che i contenuti disciplinari, fondamentali per la riuscita dell'esame, scadenza ultima del percorso liceale, sono state la disponibilità al sacrificio, la reazione propositiva di fronte agli insuccessi (motivazioni per riprovare, studiare ancora e migliorare se stessi) e la capacità di adattamento che in cinque anni ho costruito, come tanti altri studenti, tra i corridoi dell'istituto di Via Tione.
Seconda poi, (ma non per importanza!) è la preparazione disciplinare che il Belfiore offre: un'istruzione a 360°, in grado di bilanciare adeguatamente l'ambito umanistico, quello linguistico e quello scientifico. Da iniziale "umanista", sono uscito al quinto anno con la consapevolezza che non esiste una mente umanistica staccata da una mente linguistica e da una scientifica. Le tre cose si intersecano e si completano, in un connubio interdisciplinare reso solido dalla formazione che l'istituto offre. Il concetto alla base dell'istruzione offerta dal Belfiore è questa: ti viene dato tanto, e ti viene chiesto tanto. Il fattore positivo che riguarda la seconda parte della frase che ho scritto precedentemente, è che nel "chiedere tanto" c'è una grande possibilità di espressione personale, dei propri modi d'essere, di esprimersi e dei propri singolari interessi.
Il terzo punto di forza è ricoperto dai progetti extra-curricolari (sono necessarie alcune specifiche) che la scuola offre: corso di lingua tedesca, corso di teatro, corsi in preparazione ai noti Giochi Matematici e alle Olimpiadi di Fisica, intervallo pianistico (possibilità per i musicisti di tutto l'istituto di esibirsi durante la ricreazione in una sala apposita), orchestra dell'istituto (la Belfiore Sinfonietta) e partecipazione ad attività televisive locali (per esempio la trasmissione "Che Classe!", in onda su Telemantova). Molte di queste attività sono valide per l'alternanza, e offrono possibilità di svago e riflessione dopo le lezioni mattutine.
Anche per quanto riguarda i progetti d'alternanza scuola-lavoro (ASL o moderno PCTO) ho svolto attività inerenti ai miei interessi, e ho avuto modo di parlarne all'esame.
Il quarto punto di forza che mi sento di citare (nonostante lo abbia già citato nel secondo punto) è lo spazio dato agli studenti di esprimere la propria personalità, e di coltivare (con un metodo di studio che va a formarsi negli anni ed una buona organizzazione) le proprie passioni.
Il carico di studio è elevato, ed il "salto" tra scuola media e primo biennio è palpabile. Tuttavia, la sicurezza e la sete di conoscenza con cui si esce da questa scuola è impagabile. Uscito dall'esame di maturità, realizzi che cinque anni di profondo studio, verifiche non sempre sufficienti, ma anche discreti successi ti hanno formato, prima ancora che come studente, come persona.
Dal mio punto di vista, è una scuola che non si limita all'istruzione disciplinare; il Belfiore insegna a relazionarsi con gli adulti, con i coetanei e con se stessi. A suo modo, è una scuola di vita.
Parlando di punti di forza, il primo che mi pare necessario nominare è l'impagabile percorso di crescita che la frequentazione di questo istituto ha comportato per me. Partendo da diverse insufficienze nei primi anni (provenivo da una scuola media di città, da cui ero uscito con un ottimo voto) e da un generale clima di ansia e difficoltà (spesso eccessiva e dipendente più da conflitti personali, che dall'ambiente in sé), sono arrivato all'esame di maturità con una preparazione più che adeguata, nonostante le difficoltà riscontrate nel secondo quadrimestre del quinto anno a causa del Covid-19. Più ancora che i contenuti disciplinari, fondamentali per la riuscita dell'esame, scadenza ultima del percorso liceale, sono state la disponibilità al sacrificio, la reazione propositiva di fronte agli insuccessi (motivazioni per riprovare, studiare ancora e migliorare se stessi) e la capacità di adattamento che in cinque anni ho costruito, come tanti altri studenti, tra i corridoi dell'istituto di Via Tione.
Seconda poi, (ma non per importanza!) è la preparazione disciplinare che il Belfiore offre: un'istruzione a 360°, in grado di bilanciare adeguatamente l'ambito umanistico, quello linguistico e quello scientifico. Da iniziale "umanista", sono uscito al quinto anno con la consapevolezza che non esiste una mente umanistica staccata da una mente linguistica e da una scientifica. Le tre cose si intersecano e si completano, in un connubio interdisciplinare reso solido dalla formazione che l'istituto offre. Il concetto alla base dell'istruzione offerta dal Belfiore è questa: ti viene dato tanto, e ti viene chiesto tanto. Il fattore positivo che riguarda la seconda parte della frase che ho scritto precedentemente, è che nel "chiedere tanto" c'è una grande possibilità di espressione personale, dei propri modi d'essere, di esprimersi e dei propri singolari interessi.
Il terzo punto di forza è ricoperto dai progetti extra-curricolari (sono necessarie alcune specifiche) che la scuola offre: corso di lingua tedesca, corso di teatro, corsi in preparazione ai noti Giochi Matematici e alle Olimpiadi di Fisica, intervallo pianistico (possibilità per i musicisti di tutto l'istituto di esibirsi durante la ricreazione in una sala apposita), orchestra dell'istituto (la Belfiore Sinfonietta) e partecipazione ad attività televisive locali (per esempio la trasmissione "Che Classe!", in onda su Telemantova). Molte di queste attività sono valide per l'alternanza, e offrono possibilità di svago e riflessione dopo le lezioni mattutine.
Anche per quanto riguarda i progetti d'alternanza scuola-lavoro (ASL o moderno PCTO) ho svolto attività inerenti ai miei interessi, e ho avuto modo di parlarne all'esame.
Il quarto punto di forza che mi sento di citare (nonostante lo abbia già citato nel secondo punto) è lo spazio dato agli studenti di esprimere la propria personalità, e di coltivare (con un metodo di studio che va a formarsi negli anni ed una buona organizzazione) le proprie passioni.
Il carico di studio è elevato, ed il "salto" tra scuola media e primo biennio è palpabile. Tuttavia, la sicurezza e la sete di conoscenza con cui si esce da questa scuola è impagabile. Uscito dall'esame di maturità, realizzi che cinque anni di profondo studio, verifiche non sempre sufficienti, ma anche discreti successi ti hanno formato, prima ancora che come studente, come persona.
Dal mio punto di vista, è una scuola che non si limita all'istruzione disciplinare; il Belfiore insegna a relazionarsi con gli adulti, con i coetanei e con se stessi. A suo modo, è una scuola di vita.
Punti deboli della scuola
Dopo i diversi punti di forza che ho citato, è giusto dare spazio anche ai punti di debolezza.
Il primo tra questi è sicuramente legato alla struttura. Mura grigie, asettiche, spoglie, veneziane spesso rotte o mal funzionanti, laboratori non all'avanguardia ed elementi strutturali comicamente mal gestiti (basti pensare alle finestre, presenti in un paio di aule dell'ALA B, che aprendosi si chiudono vicendevolmente). Quella del Belfiore non è una struttura che incoraggia particolarmente gli studenti ad entrare, ma in tutta risposta può essere una buona opportunità per rendere l'ambiente più vivace e vivibile con la propria creatività e le proprie passioni (anche perché di spazio d'espressione personale agli studenti ne è dato parecchio; confermo per esperienza).
Anche i laboratori, frequentati moderatamente (se non di rado) presentano attrezzature al limite del valore storico e culturale; fortunatamente, la connotazione retrograda degli strumenti è compensata da una preparazione di alto livello da parte dei docenti (in particolare quelli della "vecchia guardia"/ex PNI).
Il secondo punto di debolezza è legato all'aspetto igienico: come molte scuole d'Italia, l'igiene delle aule e dei servizi lascia un po' a desiderare. Spesso capita di trovare dita di polvere sugli armadietti, o lavandini non puliti adeguatamente.
Il terzo punto di debolezza può essere legato al primo approccio della scuola: per alcuni, può risultare pesante, ansiogeno, ai limiti del sopportabile. Tuttavia, un punto importante del percorso di formazione quinquennale è l'acquisizione degli strumenti personali necessari per reagire in modo propositivo agli insuccessi che, inevitabilmente, si incontrano. La costruzione di questa risorsa personale è fondamentale, con l'avanzare degli anni e con l'avvicinarsi all'esame di maturità.
Un quarto punto di debolezza può essere la netta disparità che si evince tra succursale e sede; risultano, agli occhi di uno studente che ha terminato il suo percorso di studi, due realtà scolastiche effettivamente separate e semi-autonome (la succursale è effettivamente più penalizzata, sotto certi punti di vista), aventi poco a che vedere l'una con l'altra. Per uno studente che al biennio studia in succursale la giornata "passata in sede" può risultare più confusionaria che altro.
Infine, dedico il quinto punto di debolezza alla mentalità "vecchio scuola" (scusate la battuta) che permea l'istituto (salvo alcune eccezioni), che se da un lato favorisce una preparazione disciplinare di altissimo livello, può mettere in difficoltà gli alunni più sensibili, ancora impreparati alla vita liceale o alle prime armi. Fortunatamente, come ho già detto nei punti di forza, è dato spazio all'espressione personale, nonostante in alcuni casi richieda sforzo da parte dello studente.
Per quanto concerne il discorso degli "studenti come numeri", mi sento di portare la mia esperienza; in parte, mi trovo d'accordo con quest'affermazione: nel mio caso al primo biennio (prima-seconda superiore), mi sono scontrato con insegnanti un po' influenzati dal rendimento scolastico generale dell'alunno, e confermo che cambiare la propria media o la percezione di sé non fosse facile. Tuttavia, più e più volte viene ribadito dagli stessi insegnanti che gli studenti NON SONO i voti che ottengono nelle verifiche, e NON SI DEVONO IDENTIFICARE con le loro valutazioni. Gli studenti sono in primis persone, e poi sono appunti sottolineati, ore di studio e di ascolto in classe, interventi durante le lezioni e comportamento nei confronti dei propri compagni. Nonostante le difficoltà relazionali con alcuni docenti, non è mai mancato l'appoggio da parte di altri insegnanti, maggiormente comprensivi ed attenti all'aspetto umano degli studenti.
Con il passaggio al triennio, nel mio caso la situazione è cambiata: mi sono trovato davanti a un team di insegnanti comprensivo ed interessato alla mia persona, che nonostante gli insuccessi considerava anche il tanto nominato "lato umano" della mia persona.
Per trarre un po' le conclusioni del discorso, è probabile (se non sicuro) che nel proprio percorso liceale ci si scontri almeno una volta con insegnanti fortemente attaccati alla media scolastica (questi si trovano un po' in ogni istituto); ciò che bisogna fare è imparare a resistere, a prendere i propri insuccessi come occasioni per migliorare, ed i pregiudizi di alcuni docenti come motivazioni per dimostrare quanto si vale.
Il primo tra questi è sicuramente legato alla struttura. Mura grigie, asettiche, spoglie, veneziane spesso rotte o mal funzionanti, laboratori non all'avanguardia ed elementi strutturali comicamente mal gestiti (basti pensare alle finestre, presenti in un paio di aule dell'ALA B, che aprendosi si chiudono vicendevolmente). Quella del Belfiore non è una struttura che incoraggia particolarmente gli studenti ad entrare, ma in tutta risposta può essere una buona opportunità per rendere l'ambiente più vivace e vivibile con la propria creatività e le proprie passioni (anche perché di spazio d'espressione personale agli studenti ne è dato parecchio; confermo per esperienza).
Anche i laboratori, frequentati moderatamente (se non di rado) presentano attrezzature al limite del valore storico e culturale; fortunatamente, la connotazione retrograda degli strumenti è compensata da una preparazione di alto livello da parte dei docenti (in particolare quelli della "vecchia guardia"/ex PNI).
Il secondo punto di debolezza è legato all'aspetto igienico: come molte scuole d'Italia, l'igiene delle aule e dei servizi lascia un po' a desiderare. Spesso capita di trovare dita di polvere sugli armadietti, o lavandini non puliti adeguatamente.
Il terzo punto di debolezza può essere legato al primo approccio della scuola: per alcuni, può risultare pesante, ansiogeno, ai limiti del sopportabile. Tuttavia, un punto importante del percorso di formazione quinquennale è l'acquisizione degli strumenti personali necessari per reagire in modo propositivo agli insuccessi che, inevitabilmente, si incontrano. La costruzione di questa risorsa personale è fondamentale, con l'avanzare degli anni e con l'avvicinarsi all'esame di maturità.
Un quarto punto di debolezza può essere la netta disparità che si evince tra succursale e sede; risultano, agli occhi di uno studente che ha terminato il suo percorso di studi, due realtà scolastiche effettivamente separate e semi-autonome (la succursale è effettivamente più penalizzata, sotto certi punti di vista), aventi poco a che vedere l'una con l'altra. Per uno studente che al biennio studia in succursale la giornata "passata in sede" può risultare più confusionaria che altro.
Infine, dedico il quinto punto di debolezza alla mentalità "vecchio scuola" (scusate la battuta) che permea l'istituto (salvo alcune eccezioni), che se da un lato favorisce una preparazione disciplinare di altissimo livello, può mettere in difficoltà gli alunni più sensibili, ancora impreparati alla vita liceale o alle prime armi. Fortunatamente, come ho già detto nei punti di forza, è dato spazio all'espressione personale, nonostante in alcuni casi richieda sforzo da parte dello studente.
Per quanto concerne il discorso degli "studenti come numeri", mi sento di portare la mia esperienza; in parte, mi trovo d'accordo con quest'affermazione: nel mio caso al primo biennio (prima-seconda superiore), mi sono scontrato con insegnanti un po' influenzati dal rendimento scolastico generale dell'alunno, e confermo che cambiare la propria media o la percezione di sé non fosse facile. Tuttavia, più e più volte viene ribadito dagli stessi insegnanti che gli studenti NON SONO i voti che ottengono nelle verifiche, e NON SI DEVONO IDENTIFICARE con le loro valutazioni. Gli studenti sono in primis persone, e poi sono appunti sottolineati, ore di studio e di ascolto in classe, interventi durante le lezioni e comportamento nei confronti dei propri compagni. Nonostante le difficoltà relazionali con alcuni docenti, non è mai mancato l'appoggio da parte di altri insegnanti, maggiormente comprensivi ed attenti all'aspetto umano degli studenti.
Con il passaggio al triennio, nel mio caso la situazione è cambiata: mi sono trovato davanti a un team di insegnanti comprensivo ed interessato alla mia persona, che nonostante gli insuccessi considerava anche il tanto nominato "lato umano" della mia persona.
Per trarre un po' le conclusioni del discorso, è probabile (se non sicuro) che nel proprio percorso liceale ci si scontri almeno una volta con insegnanti fortemente attaccati alla media scolastica (questi si trovano un po' in ogni istituto); ciò che bisogna fare è imparare a resistere, a prendere i propri insuccessi come occasioni per migliorare, ed i pregiudizi di alcuni docenti come motivazioni per dimostrare quanto si vale.
Commenti sui professori
Per la mia esperienza, pur avendo avuto difficoltà con alcuni docenti (difficoltà che appartengono a quelle difficoltà, nominate nei punti precedenti, che la scuola insegna a superare), non posso far altro che dirmi soddisfatto, grato e riconoscente nei confronti del team di insegnanti che mi ha accompagnato nel percorso d'istruzione.
In particolare al quinto anno, a seguito della tragedia organizzativa e comunicativa che è stata la chiusura delle scuole dovuta al Covid-19, è emersa la forte, sincera e personale collaborazione tra corpo docenti e studenti. Ogni docente, anche quelli all'apparenza più burberi, si sono mostrati fortemente collaborativi e comprensivi. Non sono mancati alcuni attriti, ma il bilancio è decisamente positivo.
I professori sono, senza ombra di dubbio, uno dei punti di forza del liceo Belfiore (quantomeno per la mia esperienza), e non lo dico da studente che ha vissuto cinque anni "rose e fiori". Pur nella difficoltà, mi sono sempre sentito tutelato.
A partire dal biennio, in cui siamo stati seguiti passo per passo, fino al triennio progressivamente più autonomo, non è mai mancato il supporto dei nostri insegnanti.
Certo è che il corpo docenti può essere fortemente eterogeneo. Dalla simpatia di alcuni all'atteggiamento distaccato di altri, dalla vicinanza formale ad una distanza autoritaria e severa, dallo humour complice di certi insegnanti alla difficoltà di suscitare il sorriso di altri (dopo tutto, gli insegnanti non sono dei comici), ciascun docente è speciale, a suo modo.
Concludo dicendo che uscire da una scuola superiore dopo cinque anni di studio e poter guardare al proprio passato di studente liceale con il sorriso stampato sul volto sia un privilegio non da poco. Ed in questo, i tanto noti, temuti ed amati "prof" hanno giocato un ruolo importante.
In particolare al quinto anno, a seguito della tragedia organizzativa e comunicativa che è stata la chiusura delle scuole dovuta al Covid-19, è emersa la forte, sincera e personale collaborazione tra corpo docenti e studenti. Ogni docente, anche quelli all'apparenza più burberi, si sono mostrati fortemente collaborativi e comprensivi. Non sono mancati alcuni attriti, ma il bilancio è decisamente positivo.
I professori sono, senza ombra di dubbio, uno dei punti di forza del liceo Belfiore (quantomeno per la mia esperienza), e non lo dico da studente che ha vissuto cinque anni "rose e fiori". Pur nella difficoltà, mi sono sempre sentito tutelato.
A partire dal biennio, in cui siamo stati seguiti passo per passo, fino al triennio progressivamente più autonomo, non è mai mancato il supporto dei nostri insegnanti.
Certo è che il corpo docenti può essere fortemente eterogeneo. Dalla simpatia di alcuni all'atteggiamento distaccato di altri, dalla vicinanza formale ad una distanza autoritaria e severa, dallo humour complice di certi insegnanti alla difficoltà di suscitare il sorriso di altri (dopo tutto, gli insegnanti non sono dei comici), ciascun docente è speciale, a suo modo.
Concludo dicendo che uscire da una scuola superiore dopo cinque anni di studio e poter guardare al proprio passato di studente liceale con il sorriso stampato sul volto sia un privilegio non da poco. Ed in questo, i tanto noti, temuti ed amati "prof" hanno giocato un ruolo importante.
Trovi utile questa opinione?
Commenti
Per Ordine
Altri contenuti interessanti su QScuole