Dettagli Recensione
Studente
Voto medio
1.0
Insegnamento
1.0
Laboratori
1.0
Ambiente
1.0
Diplomato nel 2014
Cos'altro potrei aggiungere che non sia già stato detto? Mancanza di laboratori? Già citato da qualcun'altro... Palestre? Discutibile utilità delle scienze motorie a scuola...
Mi soffermerò, allora, su un punto particolarmente fastidioso, riscontrato durante la mia permanenza al liceo (che, ricordiamolo, è il "migliore" della città): perché si chiama "scientifico" se di scientifico non ha nulla? Le discipline scientifiche (che avevano un quadro orario di 10 misere ore contro le 20+ ore delle discipline umanistiche) sono state totalmente irrilevanti e sacrificate in nome delle discipline umanistiche. Tuttavia, voglio dare una svolta alla discussione è dire che la colpa di questo non posso darla ai professori (almeno).
L'impostazione scolastica italiana è ancora quella gentiliana, nonostante tutte le (pseudo-)riforme. Gentile, da bravo neoidealista della destra hegeliana, considera le scienze come una qualsiasi narrativa tra le altre: i fatti, ci dice Hegel, sono secondari alla teoria. In questo contesto, quali discipline se non quelle filosofico-letterarie potevano essere presa come punto di riferimento della riforma della scuola gentiliana? Quali se non le discipline che costruiscono tali narrativi, tali "sistemi" di "pensiero". È facile, dunque, capire perché il liceo scientifico fu sempre pensato come secondario rispetto al classico.
Ritornando al presente, ai professori di lettere piace vantarsi che il latino (e il greco, per l'"altro liceo") sviluppino il senso critico: queste sono ovviamente ciarlatanerie derivate da dicerie che sono cominciate a comparire nel '500 (persino Erasmo da Rotterdam scrive a proposito della ridicolaggine di tali affermazioni). Tali ciarlatanerie sono contraddette da decenni di sviluppi in psicologia cognitiva che hanno ampiamente convalidato l'idea che il transfer durante l'apprendimento è quasi impossibile, ossia, se voglio migliorare le mie facoltà logiche devo studiare logica, non latino: non esistono vie trasverse. E fra ciarlatanerie e impostazione neoidealista della scuola il risultato non poteva che essere il liceo "scientifico" italiano.
Detto ciò il Fardella pecca fortemente della mancata valorizzazione delle discipline scientifiche: la maggior parte dei progetti e delle attività proposte dalla scuola hanno sempre matrice umanistica, ma tra tutti i docenti di tali discipline un elogio va a quelli di inglese: il loro feticismo per le varie certificazioni linguistiche (che io chiamo affettuosamente E.C.M. [leggi: "i-si-em"] English Certification Mafia) raggiunge livelli tali che certi docenti preferiscono valutare in base alla discutibile (ed inutile) partecipazione a tali attività, piuttosto che alle attività svolte in classe. E così si hanno i vari KAT, PET, DOG, COW, FIRST, SECOND, C1, C2, F5, Ctrl+Alt+Canc... Per favore, certificazioni, andate a casa: siete ubriache!
Mi soffermerò, allora, su un punto particolarmente fastidioso, riscontrato durante la mia permanenza al liceo (che, ricordiamolo, è il "migliore" della città): perché si chiama "scientifico" se di scientifico non ha nulla? Le discipline scientifiche (che avevano un quadro orario di 10 misere ore contro le 20+ ore delle discipline umanistiche) sono state totalmente irrilevanti e sacrificate in nome delle discipline umanistiche. Tuttavia, voglio dare una svolta alla discussione è dire che la colpa di questo non posso darla ai professori (almeno).
L'impostazione scolastica italiana è ancora quella gentiliana, nonostante tutte le (pseudo-)riforme. Gentile, da bravo neoidealista della destra hegeliana, considera le scienze come una qualsiasi narrativa tra le altre: i fatti, ci dice Hegel, sono secondari alla teoria. In questo contesto, quali discipline se non quelle filosofico-letterarie potevano essere presa come punto di riferimento della riforma della scuola gentiliana? Quali se non le discipline che costruiscono tali narrativi, tali "sistemi" di "pensiero". È facile, dunque, capire perché il liceo scientifico fu sempre pensato come secondario rispetto al classico.
Ritornando al presente, ai professori di lettere piace vantarsi che il latino (e il greco, per l'"altro liceo") sviluppino il senso critico: queste sono ovviamente ciarlatanerie derivate da dicerie che sono cominciate a comparire nel '500 (persino Erasmo da Rotterdam scrive a proposito della ridicolaggine di tali affermazioni). Tali ciarlatanerie sono contraddette da decenni di sviluppi in psicologia cognitiva che hanno ampiamente convalidato l'idea che il transfer durante l'apprendimento è quasi impossibile, ossia, se voglio migliorare le mie facoltà logiche devo studiare logica, non latino: non esistono vie trasverse. E fra ciarlatanerie e impostazione neoidealista della scuola il risultato non poteva che essere il liceo "scientifico" italiano.
Detto ciò il Fardella pecca fortemente della mancata valorizzazione delle discipline scientifiche: la maggior parte dei progetti e delle attività proposte dalla scuola hanno sempre matrice umanistica, ma tra tutti i docenti di tali discipline un elogio va a quelli di inglese: il loro feticismo per le varie certificazioni linguistiche (che io chiamo affettuosamente E.C.M. [leggi: "i-si-em"] English Certification Mafia) raggiunge livelli tali che certi docenti preferiscono valutare in base alla discutibile (ed inutile) partecipazione a tali attività, piuttosto che alle attività svolte in classe. E così si hanno i vari KAT, PET, DOG, COW, FIRST, SECOND, C1, C2, F5, Ctrl+Alt+Canc... Per favore, certificazioni, andate a casa: siete ubriache!
Punti di forza della scuola
La scuola ha come unico punto di forza il nome. Ciononostante la fama che questo liceo ha attirato verso di sé in provincia, è tutt'altro che giustificata. Nient'altro può essere detto di positivo a proposito di una struttura che sembra avere assunto come unico suo scopo il far venire voglia di abbandonarla al più presto possibile.
Punti deboli della scuola
Il liceo Fardella è quel posto dove, alla fine, capisci che la parola "meritocrazia" è una parola vuota basata su vuote promesse. Tralasciando le varie osservazioni personali e vari aneddoti ripetuti un'infinità di volte (2 portati a 6, evidenti trattamenti preferenziali etc...) c'è da chiedersi: se queste osservazioni personali e questi aneddoti vanno a ripetersi in continuazione non sarebbe meglio parlare di "fenomeno" invece che di "aneddoto"? Il fenomeno Fardella non è soprannaturale: è la tipica situazione del "pesce piccolo in uno stagno piccolo": è facile vantarsi di essere il miglior liceo della città quando si è l'unico liceo della città. Ciò porta sia gli insegnati che gli studenti a sopravvalutare le proprie capacità di educatori e di studenti. È naturale, dunque, che nel mentre che lo si frequenti, si cerchi di razionalizzare certe situazioni e certi atteggiamenti, d'altronde si sta frequentando il miglior liceo della città, si dovessero osservare criticamente tutte le istanze di irregolarità si finirebbe col divenire matti entro la fine dei cinque anni. Quando, invece, dopo trascorrere del tempo, si riosservano certi avvenimenti a mente fredda e con maggiore esperienza, si riconosce che la cosa razionale da fare sarebbe stato abbandonare al più presto gli edifici scolastici. Ma tale scelta è impossibile e "stupida", d'altronde il Fardella è il "migliore" liceo della città, nonché l'unico.
Commenti sui professori
Come già citato, sono passati anni dal diploma e ho già espresso come, all'epoca pensavo che il liceo da me frequentato non fosse affatto male. Come suggerito, è istruttivo guardare a certe istanze del liceo a mente fredda e lucida: una di queste è la classe docente del liceo Fardella.
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